Teatro

Le serve assassine di Genet

Le serve assassine di Genet

Il testo di Genet in scena a Macerata interpretato da Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina: analisi lucida e inquietante del rapporto vittima-carnefice e dell'abisso in cui solitudine e disperazione possono spingere gli animi fragili.

Uno straordinario esempio di continuo ribaltamento fra essere e apparire, fra immaginario e realtà”: con queste parole Jean-Paul Sartre descriveva Le serve, spettacolo in scena al Teatro Lauro Rossi di Macerata il 10 e 11 gennaio alle 21 con l’interpretazione di Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina dirette da Giovanni Anfuso. Scritto nel 1947 e ispirato a un evento di cronaca che impressionò enormemente l’opinione pubblica francese, Le serve è considerato uno dei capolavori di Jean Genet, una perfetta macchina teatrale dove il gioco del teatro nel teatro è svelato per mettere a nudo la menzogna della scena, con una struttura che scava nel profondo.

Claire e Solange, due serve smunte e androgine, vivono un rapporto di amore - odio con la loro padrona, la sontuosa Madame, che incarna tutti gli ideali perduti: eleganza, bellezza, successo. Loro, brutte e sempre più arcigne, ogni sera, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un ossessivo teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe perverse, giocano “a fare Madame”.

A turno vestono i suoi abiti, la imitano e, alla fine del rito, la uccidono. Ma ben presto finzione e realtà, nelle loro menti schizofreniche, si sovrappongono. Terrorizzate dall’idea che l’amante di Madame, da loro denunciato con delle lettere anonime, sarà presto rilasciato e che la verità sarà scoperta, tentano, come estrema soluzione, di avvelenare la padrona con una tazza di tisana che Madame, nella sua svagata disattenzione, non berrà. Sarà invece Claire, sempre più sprofondata nella doppiezza della sua vita, a ingerire la bevanda avvelenata offertale dalla sorella carnefice.

Claire e Solange, vittime di una ingordigia metafisica nei confronti di Madame, simbolo di un potere assoluto da abbattere, disgustoso e affascinante al contempo, incarnano alla perfezione un dualismo perpetuo, affondate o forse prigioniere nei ruoli violenti e speculari della “vittima” e del “carnefice”, della “criminale” e della “santa”: facce di una stessa medaglia che coesistono e che, spesso, si sovrappongono fino a confondersi.

La SCHEDA DELLO SPETTACOLO.